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domenica 8 gennaio 2012

Attuazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum"

Mi è giunto in questi giorni, probabilmente venerdì, ma ho aperto la posta solo ieri sera, una lettera del mio Vescovo, fin qui nulla di nuovo. Ma fin dall'incipit mi ha lasciato di sasso, è una lettera amara e dura, non rientrante nel carattere del nostro Vescovo, dolce e buono; poi leggendola tutta ho compreso cosa era che lo angustiava, la non ricezione da parte di tutti i Sacerdoti e Diaconi, del Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Santo Padre Benedetto XVI e le successive disposizioni che il Vescovo ha dato attraverso suoi interventi alla Tre Giorni del Clero del 2007 e il libretto "La Divina Liturgia". Diciamo subito che quella decisione pontificia è stata una bomba inattesa, ritornare a celebrare non tanto in lingua latina, perché anche l'Editio tipica del Messale Romano è in lingua latina, ma tornare a celebrare in forma straordinaria, secondo l'Antico Messale Tridentino approvato dal Beato Papa Giovanni XXIII, ormai cinquanta anni fa, è una cosa inattesa e forse illogica. Illogica nel senso che secondo me nella Chiesa Cattolica ci deve essere un solo Messale, e allora o si rivisita l'Antico e si cassa il contemporaneo o si lascia l'Antico e si usa il contemporaneo, come d'altronde si è usata credo dall'inizio della Chiesa. E spero che ciò avvenga che il Papa faccia il passo decisivo. Poi oltre queste questioni liturgiche rilevanti, c'è la mens sacerdotalis diaconalisque che è stata formata alla luce del Vaticano II e della sua riforma liturgica, di fronte a ciò si può dire e io mi permetto di dirlo e se sbaglio accetto la correzione, vi sono credo tre schieramenti: 1. gli anziani che hanno celebrato i primi anni della loro vita sacerdotale con l'Antico Messale, si sono adeguati al Nuovo e ora devono ritornare sui loro passi; 2. i preti cinquantenni e oltre che hanno sempre celebrato con il Nuovo e sono, io per primo completamente ignoranti dell'Antico, la Curia dovrebbe istituire un corso di liturgia suppletiva su ciò; 3. infine i preti giovani che cresciuti con il Nuovo sono assai attirati dall'Antico. Alcuni dicono nostalgia, altri pazzia, qualcuno li irride e ciò non è bello.
Poi il Vescovo passa a ricordare le Note, credo che si chiamino così, della competente Congregazione Romana, e soprattutto l'ultima che chiede i rimuovere gli altari non fissi o posticci che nel dopo riforma liturgica sono fioriti in tutte o quasi le chiese della Diocesi a partire dalla Cattedrale. E qui c'è maretta... e di più non dico. Mi permetto solo di dire che io in due parrocchie li ho levati, perché oltre a non essere belli erano anche ingombranti e i presbiteri delle chiese dei nostri paesi non sono ampi.
Qualcuno stigmatizza che qualche confratello celebra sempre nel Rito Straordinario e obbliga i fedeli a comunicarsi in ginocchio, forse abusi ci sono stati anche in questo senso?
Concludendo al Papa e al Vescovo si deve obbedire punto e basta, dialogare come peraltro il nostro Eccellentissimo Vescovo richiede nella lettera medesima, dialogare se qualcosa non convince ma poi obbedire.
Che la Vergine Theotokos, doni oggi e sempre alla Santa Chiesa l'Unità. Ut unum sint riguarda prima noi e poi gli altri, come possiamo perseguire l'ecumenismo se non siamo uniti al Papa e al Vescovo? Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi.

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